Capezzolo rientrato o introflesso perché succede? Cause e cure..
Il capezzolo introflesso è una malformazione caratterizzata dall’assenza di prominenza del capezzolo, che risulta come «risucchiato» all’interno e può interessare sia una sola mammella che entrambe. Nella forma lieve, detta reversibile, il capezzolo, introflesso a riposo, può estroflettersi manualmente o con il freddo, mentre nelle forme più gravi rimane introflesso anche se stimolato. Circa il 2% delle donne presenta una condizione di retrazione, monolaterale o bilaterale, che determina fastidi di natura estetica (soprattutto se solo uno dei capezzoli è retratto) e può interferire con il normale allattamento al seno.
Questa anomalia è determinata da dotti galattofori (i tubicini che durante l’allattamento portano il latte al capezzolo) troppo corti, che trattengono all’interno della mammella il capezzolo. Il problema è di solito ereditario, in rari casi può essere causato da infiammazioni o da interventi chirurgici. Si può presentare dopo l’allattamento e in alcuni tumori della mammella.
TRATTAMENTI:
Un intervento chirurgico che consiste nell’effettuare una piccola incisione a livello del capezzolo, attraverso la quale rimuovere i tralci fibrosi e i dotti galattofori troppo corti. Sebbene la percentuale di successo di questa tecnica sia elevata, si tratta della soluzione più rischiosa per la possibilità di allattare al seno, che purtroppo viene compromessa. Altri tipi di interventi chirurgici prevedono l’ allestimento di piccoli lembi cutanei e dermici, determinando uno “strozzamento” che ne impedisca la retrazione. L’intervento ha una durata di 30-60 minuti, avviene in anestesia locale e in regime di day surgery.
L’ applicazione di una ventosa (Niplette), che mantiene il capezzolo estroflesso aspirandolo verso l’esterno. Questo tipo di trattamento va protratto per diversi mesi, ha un alto tasso di recidiva, non è molto ben accetto dalle donne ( l’ apparecchio è visibile al di sotto dei vestiti ) e presenta complicanze lievi ma assai fastidiose come l’ulcerazione della parte interessata. Deve essere applicata per circa 6-8 ore al giorno per almeno 3 mesi.
Erick Sholten ha descritto un trattamento innovativo, in pratica utilizza un metodo relativamente semplice ed anche alla moda per trattenere il capezzolo in posizione: il piercing. Con una semplice procedura in anestesia locale è possibile applicare un piercing senza compromettere la possibilità di allattamento al seno (è al limite anche possibile allattare con il piercing in posizione) e con risultati esteticamente gradevoli. Per la semplicità della procedura e l’ efficacia dimostrata, il piercing sembra essere al momento il trattamento consigliabile per tutte le donne con problemi di capezzolo introflesso.
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